È innegabile che, assieme alla virtualizzazione, il cloud computing sia uno dei temi caldi dell´IT in questo momento. Si è cominciato a parlarne un po´ in sordina solo pochi anni fa, a causa della richiesta, da parte delle aziende, di potenza di calcolo sempre crescente accompagnata dalla necessità di tagliare le spese il più possibile.
Attualmente non c´è congresso, meeting, evento in cui, più o meno diffusamente, non si parli di cloud computing. Teniamo presente che il 50% delle infrastrutture mondiali è virtualizzato ed il cloud è il logico approdo di questo percorso evolutivo.
C´è stata una fase iniziale in cui si era molto focalizzati sui vantaggi, poi, come sempre accade, vi è stato un riflusso e qualcuno ha puntato il dito sulle scarse garanzie di sicurezza, sulle problematiche legate alla privacy e sulle carenze nella continuità del servizio e delle performances.
In realtà passare da semplici notizie giornalistiche o dai dibattiti sui media a progetti impegnativi, costosi e che mettono in gioco il futuro dell´azienda, purtroppo non è facile. Su questo tema si scontrano due scuole di pensiero che da sempre si muovono su fronti contrapposti: gli innovatori, perennemente entusiasti di tutto ciò che può stravolgere i canoni tradizionali e cambiare le usuali “practices” e i conservatori, che desiderano delle certezze assolute prima di praticare il benchè minimo cambiamento.
Il cloud ci riporta ad un passato, ormai non più recente, quando il mainframe governava tutta l´informatica aziendale, pur con le sue lentezze, i costi, gli inevitabili blackout e costituiva una potente risorsa condivisa fra tutti. In seguito, l´avvento dei mini e dei pc ne ha sancito la fine e l´informatica distribuita ha dato tutto a tutti; si diceva, quasi come uno slogan: il sistema è la rete. Ma successivamente sono nati i problemi di controllo, di governabilità, di efficienza e così ora siamo ritornati al passato, sostituendo i server ai mainframe (datacenter) e applicando nuovamente i concetti di centralizzazione, ai quali la “virtualizzazione” stessa ed il cloud si prestano.
Ci siamo abituati a ragionare in termini di cloud sia privati che pubblici, i primi destinati solo alle aziende che intendono servirsi di un particolare cloud, i secondi a tutti gli utenti che generalmente accedono a internet. Solitamente il cloud privato viene utilizzato da grandi aziende che hanno notevoli disponibilità economiche e di risorse umane, mentre i cloud pubblici sono più adatti alle aziende medio-piccole (diminuzione delle capital expenses).
Non dobbiamo comunque pensare, come già facevamo notare all´inizio, che il cloud risolva tutti i problemi dell´azienda. Se guardiamo all´efficienza, vi sono soluzioni tradizionali ancora valide e ben lungi dall´essere obsolete; pertanto l´applicabilità o meno del cloud e le modalità di attuazione devono essere vagliate attentamente con consulenti capaci ed affidabili e guardandone l´evoluzione nel medio-lungo termine; sono considerazioni assai delicate, da farsi in modo ponderato, tenendo presente che non esistono soluzioni univoche. Esistono anche soluzioni a branding personalizzato, cioè viene data la possibilità, su macchine “blank”, di inserire il proprio marchio rendendole uniche e identificabili immediatamente da parte della Vostra clientela.